CALIFORNIA

13 Giugno al 22 Giugno 2025

Venerdi 13 Giugno - Il viaggio che quasi non fu!

Ma che bello! Finalmente si parte. Un viaggio i cui obiettivi sono passioni: esplorazione, tecnologia, fede (nerazzurra) e…perché no, divertimento! La mia compagna di viaggio ed io le condividiamo tutte nonostante i 38 anni di gap (ahimè). In partenza da Milano, l’unica tappa verso San Francisco è stata Londra (ringraziamo intanto N per la colazione e il passaggio a Linate). E qua è cominciata la nostra avventura: atterrate a Londra, siamo scese e ci siamo dirette verso la zona ‘connections’. All’altezza dei controlli, G cerca il passaporto all’interno dello zainetto. Panico! Non c’è. È rimasto in aereo! Prende e vola percorrendo il tragitto all’inverso sperando di arrivare prima che siano sbarcati tutti. Io pa seguo a rilento dietro. Arriviamo tutte e due che stanno ancora sbarcando gli ultimi passeggeri (per fortuna non era lontanissimo). Ma cosa scopriamo? Aveva messo il documento in uno degli scomparti dello zainetto in cui non aveva guardato! Va da se che abbiamo sfiorato un piccolo infarto…Fortunatamente è stata l’unica avventura durante il viaggio di andata. Una volta imbarcate per San Francisco l’unica sfida è stata farsi un sonnellino e far passare le 10 ore e mezzo di volo. 

Una volta atterrate è stato tutto fluido. Controlli, ritiro bagagli (non persi - sempre top) e air train verso il noleggio auto. Ho fatto una sorpresina a G: ho noleggiato una Mustang cabrio! Very America tamarra, ma troppo figo. Qua due sfide: infilare le nostre valigie non poco ingombranti nel poco capiente bagagliaio (check!) e capire come scappottare il veicolo (check ma un pelo più lentamente ;-) ). Dirvi come romba il motore di una Mustang, in un paese dove la cilindrata delle auto è una gara a chi ce l’ha più grossa, non rende l’idea. Troppo bello! 

E ringraziamo google maps che ci ha portato alla nostra base per le prossime 4 notti: l’hotel Nikko. Una volta fatto il check in abbiamo cercato di rimanere sveglie per adattarci meglio al cambio di fuso: 9 ore. Caso vuole che nel mini teatro dell’albergo Venerdì sera ci fosse un cantante che faceva covers dei Queens…e perché no…siamo andate a vedere parte dello show. C’era il pienone. Non previsto, era anche un pò uno show guardare gli spettatori attorno a noi :-)! Reeve Carney era obiettivamente bravo a cantare e suonare (piano e chitarra, faceva tutto da solo), ma, nel suo immergersi nei panni di Freddi Mercury, faceva di quelle smorfie/facce troppo buffe. Non siamo rimaste fino alla fine, eravamo abbastanza a pezzi dal viaggio e erano le 6 del mattino del giorno dopo per noi. Sushino veloce e nanna! Domani comincia la vera avventura…quasi interrotta sul nascere.

Sabato 14 Giugno - Golden Gate day!

Si parte con una ricca colazione salata a letto! Oggi si gira in bici (rigorosamente elettrica). Insicure del meteo, dato che ieri notte faceva veramente freddo, abbiamo portato con noi felpe e piumini. Blazing Saddles (ci siam trovate bene con loro devo dire) ci ha poi dato il resto del fascinoso outfit: un caschetto bici arancione! Abbiamo pedalato da Pier 41 attraverso i vari parchi che precedono l’imbocco al Golden Gate bridge, fino a raggiungere il palazzo delle belle arti. Nelle mie precedenti visite a San Francisco non l‘avevo visto. Costruito per esporre le opere presentate in occasione dell'Esposizione internazionale Panama-Pacifico di San Francisco del 1915, il Palace of Fine Arts fu poi ricostruito negli anni sessanta. È bellissimo. C’erano tra l’altro due spose a fare le foto di rito. Nel percorso verso il ponte, abbiamo pedalato principalmente sulle corsie dedicate alle bici. Commento di G: non ti sembra di stare a Forte? Non commento l’affermazione perché tra l’altro faceva un discreto freddino e qua e la le raffiche gelide di vento ci davano una bella risvegliata. Vero era freschino, ma la giornata era splendida: cielo azzurro e sole. E veniamo al main event: l’attraversamento del Golden Gate! A seconda dei giorni, le due corsie per bici e pedoni sul ponte vengono gestite diversamente. Oggi la corsia di sinistra era dedicata solo alle bici. Consigli della guida: stare attenti quando ci si ferma per non causare collisioni (la corsia era relativamente stretta e a due vie) e se qualcuno da dietro era spazientito dalla velocità, fregarsene. E, se a terra le raffiche di vento erano evidenti, sul ponte sarebbero state decisamente più challenging. Devo dire che attorno alle colonne portanti erano veramente forti. Ma, pensavo peggio. Bellissimo! Una volta attraversato, abbiamo seguito uno sterrato che ci ha portati a vedere il ponte dall’alto. Mozzafiato… il reticolato attorno al presidio era pieno di lucchetti che giuravano amore per sempre, ma un paio erano decisamente diversi: erano mini cassaforti per chiavi a combinazione: forse racchiudevano la chiave del loro cuore? Mah…

No rest for the wicked: si continua verso Sausolito. Un paesino affacciato sulla baia di San Francisco, famoso per le sue casette colorate sull’acqua, le gallerie d’arte e le viste spettacolari sul Golden Gate. L’atmosfera è super rilassata, da vacanza perenne, e il panorama… beh, ti lascia senza parole. Ed è qua che ci siam godute il nostro primo hamburger del viaggio. In una specie di pub, al bancone e con Edgar il barista (decisamente non americano) come ‘server’ come li chiamano qua. La scommessa tra me e G era che si chiamasse tra Paco e Jorge. Alla faccia di Trump e la sua gestione ‘razziale’, qui a San Francisco il Messico è molto rappresentato. Mentre noi giravamo, questa mattina in downtown c’era una manifestazione che coinvolgeva migliaia di persone per ‘no kings day’. Lo stesso giorno in cui si teneva una parata militare a Washington. Un invito a Trump a capire che non si accetta il modo dittatoriale con cui governa il paese. Qua a Sausolito c’era una mini versione della manifestazione (una ventina di persone vicino al porto), nulla di che. 

Siam rientrate con un traghettino (la cui rotta passava molto vicino as Alcatraz) e ne abbiamo approfittato per prendere un po di sole sul top deck. Una volta riportate le bici, siamo rimaste a girare tra Pier 39 e 41 dove, su K deck, i leoni marini rubano la scena. Si radunano lì perché (abbiamo chiesto a chatGPT), pesce come aringhe e acciughe attira le colonie affamate, in un luogo sicuro e lontano da predatori come squali e orche. La cosa buffa è che sono sicuramente animali sociali (dormono uno sull’altro praticamente), ma più grossi sono meno si muovono. I piccoli giocavano a buttarsi in acqua mentre quelli giganti dormivano con il muso rivolto verso il sole. Come spiaggiati su un divano…da ridere credetemi. Il nostro giro tra i negozietti non ha fruttato granché, se non una visita ad un negozio di CBD (abbastanza comuni qua in America) molto di design, dove, dopo aver declinato spiegazioni su funghetti allucinogeni e CBD per umani, ci han fatto vedere che avevano prodotti anche per animali da compagnia. Sia anti dolorifici che calmanti. È vero che per alcune malattie l’effetto anti dolorifico è veramente una cosa che dona una qualità di vita migliore a chi soffre. Ahimè non siamo state capaci di trovare un cappello conforme ai requisiti di G: bordeaux e con la scritta in caratteri particolari. Poco male…

Ultimo task della giornata: un giretto su una cable car! Qua, apriti cielo, G ha avuto rimostranze di tutti i tipi verso il nome. A tutti gli effetti è un tram (non ha torto). Ma quello che non sa è il perché della parola cable: non ha motore a bordo ma si agganciano a una fune sotterranea che scorre continuamente sotto i binari. Abbiamo purtroppo scelto un orario di punta per farci un giro (un oretta di coda), ma questo ci ha permesso di vedere come girano le carrozze al capolinea (a mano) e con quanta lentezza e poco verve lavorano i californiani! Era quasi snervante per noi di indole milanese… ma ce l’abbiamo fatta. La Powell-Hyde line ci ha portato a Lombard Street e siamo poi scese a Union Square (decisamente da definire shopping district). Macy’s, Sacks, Monclair etc. e da li, casa. A questo punto eravamo decisamente stanche. Ma avevamo un ultimissimo appuntamento: cena da Stinking Rose! E docciate e munite di piumino e maglione (consce della sera precedente) siamo uscite. The Stinking Rose è un ristorante molto famoso di San Francisco noto per una particolarità unica: tutti i piatti sono a base di aglio, anche i dessert! Si trova in North Beach (il quartiere italiano), di fianco a China Town. Ci siamo deliziate con i loro piatti forti: Bagna Calda (aglio arrostito in olio d’oliva e acciughe), costata all’aglio, granchio all’aglio (non una gran scelta perché pulirlo per mangiarlo vuol dire immergere le mani in un mondo agliato) e, si l’abbiam provato, gelato all’aglio. Quest’ultimo è l’unica cosa che avremmo evitato, a eravamo curiose. Il resto, veramente buono…se piace l’aglio ovviamente.

Una bellissima giornata! E prima di addormentarci nei nostri comodissimi letti, abbiamo cominciato i due libri (uno a testa) scelti in aeroporto alla partenza…non abbiamo letto tantissimo perché cascava la palpebra, ma abbiamo cominciato…e chi l’avrebbe detto…

Domenica 15 Giugno - Finalmente home!

Abbiamo dedicato questa domenica a visitare la culla della tecnologia: silicon valley. Non sono riuscita ad organizzarmi per imbucarci negli uffici dei nostri brand preferiti, ma, è stato comunque interessante. Dopo colazione abbiamo ripreso possesso del nostro bolide (Mustang cabrio) e abbiamo cominciato il nostro giro con una foto al cartellone di Meta (una volta era il bel pollicione del like di Facebook…peccato). A seguire, Google. La cosa impressionante è che le aziende più rinomate hanno dei campus veramente vasti. E così è anche Google, dove abbiamo fatto un giro al visitors centre e in due dei parchi attorno. Siamo anche state tentate di impadronirci delle google bikes…ma non si poteva. È tutto molto ordinato e pulito con tantissimi spazi break per i dipendenti. C’era anche una lounge per networking per i visitatori: the huddle.

Il Computer History Museum, che abbiamo visitato subito dopo, è stato un bel salto nel passato. Purtroppo e per fortuna, alcuni dei passaggi che sono stati fatti in tecnologia, io li ho vissuti in queste 5 decadi. Per G era strano a vedersi immagino. Era molto presa dall’audio guida, ma divertita da alcuni degli accrocchi con cui abbiamo avuto a che fare noi 50enni. Si è rivelato un museo interessante ma forse con delle audio spiegazioni esageratamente tecniche a volte. 

Come prima parte della giornata non è stata male, anche perché in zona Palo/Mountain View, il meteo era finalmente californiano: caldo e sole. E questo ci ha permesso di scappottare e girare con la musica a palla :-). La pausa pranzo è stata la seconda cosa più bella della giornata per G: in-and-out! Hamburgers giusto per capirsi…una specie di MacDonalds a menu molto ridotto, ma una catena che è esplosa in California negli ultimi anni. 

E dopo pranzo, siamo tornate alla mothership: Apple! Cupertino è un altro enorme campus per quest’azienda. Il visitor centre era pienissimo. Il plastico da 5 tonnellate del complesso, diventava vivo grazie alla realtà aumentata. Abbiamo anche partecipato ad un breve corso sull’intelligenza artificiale. E abbiamo constatato che al di la del fatturato, al di la di tutto, Apple è riuscita a creare un culto col marchio. Google aveva qualche visitatore, Apple era gremita. L’edificio principale è un enorme cerchio che abbiamo poi circumnavigato in auto mentre facevamo un salto a visitare prima il garage dove Wozniak e Jobs hanno fondato Apple e poi la casa dove Steve Jobs ha vissuto per gli ultimi 20 anni della sua vita. In tutti e due i casi in zone residenziali tranquillissime. E, molto normali, anche se è una delle zone più costose della California. L’ultima tappa della giornata è stata l’Università di Stanford. È periodo di Graduations, e il posto è bellissimo. Il campus è enorme. I campi sportivi, gli edifici storici…tutto. Ma G aveva un solo focus: arrivare all’ovale (un parco di forma ovale)! E pur avendo girovagato per quasi un’ora a piedi, abbiamo visto forse un quarto del campus. Che dire, spettacolare. E una degna fine alla giornata. 
Una volta rientrate, abbiam deciso di non andare molto lontane per cena. Eravamo stanchine. La scelta più facile è stata andare all’ultimo piano del Marriott al Bar ‘the View’ con delle bellissime finestrate con vista 360 gradi su San Francisco. Il bonus è stato il rientro in 5 minuti a piedi…

Lunedì 16 Giugno - Prigionia e schiavitù robotica!

Il taxi verso Pier 33 per la visita al più famoso penitenziario al mondo questa mattina, è stato il peggiore in assoluto per puzza: cannabis! Ma, sorprendentemente, una delle guide migliori :-). Faceva veramente freddo, e l’attesa in banchina non è stata particolarmente piacevole. Fortunatamente, ora che siamo sbarcati a Alcatraz, il sole era spuntato e si stava bene, se non per la puzza acciugosa. Questa è stata la mia terza visita al penitenziario, ma la prima per G, che è rimasta impressionata dalla visita alle celle. Rimane un must see di San Francisco. Trovo difficile pensare ad una ristrutturazione veloce per riaprire la prigione (cit. Trump) date le condizioni della struttura. Ma, si era fatta una certa e siamo tornate su terra ferma, ma solo dopo che G ha fatto qualche domanda a una delle persone cresciute sull’isola (figlia di una delle guardie). Era simpatica come un dito in c… e era entusiasta dei suoi anni sull’isola, vissuti come un’avventura, sempre in positivo. Ma ovviamente non poteva esser stato troppo normale. Anche se lei diceva che c’erano eventi, che era normale invitare gli amici di scuola a trovarla etc. 

Ma la fame è fame, e per arrivare in China Town, abbiamo provato una cosa nuova: Waymo! I taxi senza guidatore. Sono disponibili solo in 3 città in america, ma avendoli poi provati per un totale di 5 volte durante la giornata, devo dire che sono pazzeschi. Auto super pulite, elettriche, guida ineccepibile…che dire, me ne sarei riportata una a casa! Da provare. Così come R&G in China Town. Ristorante cinese classico. Dopo esserci sfamate abbiamo fatto un giretto per questo quartiere molto variopinto. Cosa mancava ancora alla nostra visita a San Francisco? Coit Tower! La sfiga ha voluto che l’ascensore non fosse funzionante. E, peggio ancora, niente sconto sul biglietto per salire a piedi. Ma siam salite…io con un pelo in più di difficoltà. La vista sulla città era spettacolare. L’ultimo stop della giornata è stato il quartiere hippy di San Francisco. Carino e alternativo e un insieme di negozi di vestiti di seconda mano, artisti di tatuaggi e venditori di sostanze verdoline (oltre che alle attrezzature per usufruirne).

Discretamente a pezzi anche oggi, siam rientrate con l’intenzione di fare le valigie prima di cena (abbiamo una partenza sul presto domani mattina). Ma invece, ci siam guardate Princess Bride prima di andare a mangiarci una pizza in Little Italy da Barbara. Inaspettatamente buona. E per fortuna Waymo ci ha riportato a casa sani e salvi, anche al buio. E li ci aspettavano le valigie da fare naturalmente…ma ora siam pronte a partire per la seconda parte del viaggio.

 Martedì 17 Giugno - Googling football…

Questa, è stata e sarà, l’unica levataccia del viaggio. Sveglia ore 05.45 per il nostro volo per Los Angeles. I miei complimenti vanno alla mia compagna di viaggio che, pur avendo un indole dormigliona, si è svegliata quasi di buon umore! La durata del volo era di circa un ora e ne abbiamo approfittato per andare avanti con le nostre rispettive letture (si leggete bene: G si è svegliata bene e ha letto). L’aeroporto di LA è un attimino più challenging rispetto a San Francisco e l’uso di pullman invece che monorail rende tutto più laborioso (per non parlare del traffico). Ma, come per tutto il viaggio fino ad ora, tutto è filato liscissimo e il nostro bagaglio era sul nastro ancor prima del nostro arrivo al ritiro. E uscendo, il pullman verso i rental cars era li ad aspettarci. La vera sfida è stata ritirare l’auto! La coda era infinita e il servizio lentissimo…voglia di lavorare saltami addosso. Nella nostra breve esperienza, più ci siamo avvicinate al Messico, più caraibico/hawaiano è il servizio. 

Inizialmente avremmo dovuto passare il pomeriggio in piscina prima della partita di esordio dell’Inter qui ai mondiali, ma la nostra visita agli uffici di Google a Playa Vista è stata anticipata a pranzo. Christine (ex collega di Niki) si è gentilmente offerta di farci fare un giro per questa sede un pò particolare (anche per gli standard di Google). Il blocco principale è stato riconfigurato nel 2017, cercando di ritenere l’essenza delle sue origini. Tra l’altro, diverse scene di film sono state girate all’interno di questo spazio. Originariamente costruito da Howard Hughes nel 1943 per la costruzione dell’aereo Hercules IV (alias “Spruce Goose”), l’hangar ora comprende spazi di lavoro, spazi per riunioni ed eventi e spazi per i servizi dei dipendenti. È un posto pazzesco e come dice G, ti fa venir voglia di andare in ufficio. Bellissimo. Christine è responsabile globale per YouTube per musica/podcasts etc e lavora per Google da 15 anni. Alla domanda: cambieresti mai? La risposta è stata: è veramente difficile lasciare Google…no. Ha anche detto che i tagli di personale degli ultimi anni sono stati duri da digerire, anche per la mole di lavoro che conseguentemente è cresciuta. Ha confermato che Google preferisce avere i dipendenti in ufficio che non a casa e richiede ALMENO tre giorni alla settimana in presenza. E, quel 20% di tempo da dedicare a progetti diversi dal proprio ruolo (per dare tempo alla creatività di inventare) di cui Niki mi aveva parlato, non fa più parte del mantra aziendale. Diciamo che sotto questi aspetti l’azienda si è normalizzata. No anche al part time di cui godevano alcuni dipendenti in passato (Niki lavorava 4 giorni la settimana). Ma, il cibo gratuito c’è, la sala giochi anche, la palestra con personal trainer a disposizione, coffe corners ovunque etc. Hanno ache una zona che sembra un giardino per permettere chi vorrebbe lavorare all’aperto di avere un ambiente simile (Playa Vista non ha spazi esterni per i dipendenti). Ma la taglio corta: posto veramente pazzesco! Ma non ci hanno assunte e abbiamo salutato Christine per dirigerci in albergo e prepararci per il nostro evento serale: la partita! 

L’Hollywood Roosevelt è un albergo storico dove è stata tenuta anche una delle cerimonie per gli Oscars. La nostra stanza è molto bella, e, anche se non ci siamo accorte proprio subitissimo, ha due bagni: uno a testa. Un vero lusso. Io ho ovviamente scelto quello con la vasca. Per il resto, l’edificio è rimasto negli anni 30…e non ha una vera sala colazione. È collegato ad un diner che ci ha ispirato pochissimo. Ma la zona bar/lounge è molto bella, anche se di altri tempi. 

Pasadena è a circa una mezz’ora da Hollywood, e non avendo via Fetonte dove parcheggiare, ci siamo mosse per tempo per raggiungere il Rose Bowl. Non avevamo idea di cosa aspettarci in termini di numeri o tifo. In teoria i biglietti erano stati venduti con settori divisi per squadra. In pratica, io e G eravamo in mezzo a una fiesta Messicana a tutti gli effetti. Musica e picnics compresi. E un tifo non bello…l’uso dei buuu era proprio terribile. San Siro è un’altra cosa. L’unica nota positiva erano i bagni: puliti, con carta igienica e proporzionati in numero! Non commento la partita, se non per dire che abbiamo avuto un possesso inutile e che loro han segnato in una di due occasioni dove han varcato la metà campo. Not good enough boys! La vera sorpresa è stata vederci passare Marotta, Zanetti etc di fianco mentre risalivamo la gradinata e, come dice G, li abbiamo toccati! Marotta decisamente infelice e Zanetti sorridente come sempre. Che personaggio.

E cena? Ho incaricato G di trovare in in-and-out vicino e siamo finite al buio al loro n.5. Fa solo drive in e c’era una coda di macchine infinita. Bocciato! Alla fine siamo andata nello stesso che avevamo visitato l’anno scorso ad Agosto. È incredibile quanto successo abbia questa catena. Era ovviamente affollato anche alle 9 di sera. Per fortuna loro sono una macchina da guerra, e in 15 minuti avevamo cenato, siamo tornate in albergo dopo una giornata infinita, e siamo crollate appena toccato il letto. 

Mercoledì 18 Giugno - Universal shopping

Svegliarsi senza sveglia è una delle più belle cose in vacanza. E, con molta calma, ci siamo alzate, abbiamo dato un occhiata al diner dell’albergo per colazione e l’abbiamo bocciato. Siamo invece andate alla caccia di Starbucks, che abbiamo trovato all’interno di uno dei posti preferiti da L e G: Target! Abbiamo preso due piccioni con una fava. Colazione e eliminazione di uno dei negozi dalla lista shopping di G. E tutto per le 11.30! Siamo uscite con una serie di acquisti non necessari ovviamente. 

Ma cosa fare per il resto della giornata vi chiederete? Il voto unanime è stato Universal Studios. Avendo visitato questa stessa location ad Agosto 2024, è stato molto facile orientarsi. L’unica nuova esperienza è stato il tour degli Studios. Avevamo pochissime aspettative, ma siamo rimaste piacevolmente sorprese. È stato un mix di esperienze in 4D, sets etc. Il terremoto in metropolitana molto reale, lo squalo meno (ma ci ha spaventate), l’inondazione incredibile e, per me (G non ha mai visto il film) il Bates Motel con annessa casa e mamma alla finestra, ha evocato ricordi del film. Quale altre cose abbiam fatto? Harry Potter 2 volte, rollercoaster delle Mummie 2 volte, Trasformers e Jurassic Park (ci siamo leggermente bagnate). Ah, dimenticavo che abbiamo anche fatto Kung Fu Panda (esperienza cinematica immersiva) per la prima volta: carino. Avremmo voluto fare i Simpson, ma la coda era infinita…next time. La cosa più bella? Per G è stato Mummies…of course.

La tappa finale che abbinava cibo e shopping è stato a Century City. Un centro commerciale della Westfield. Non sono una shopaholic, ma il centro commerciale aveva veramente dei bei negozi. Caso vuole che salendo dal parcheggio ci siam trovate Alo subito a destra (sempre sulla lista di G). Le si sono illuminati gli occhi e si è provata un pò di outfits. Abbiamo poi continuato la nostra perlustrazione fino a chiusura e festeggiato con un Poke per cena (tra le cose più salutari mangiate ad oggi).

Anche oggi siam state bene, abbiamo osservato la diversità che ci circonda e ci siamo sfamate. Che dire…non ci si lamenta. Abbiamo completato il tutto (anzi ho) con un bel bagnetto usando la bomba che si illumina comprata da Target. E a dire il vero, anche con una maschera rilassante per i piedi (sempre del mitico Target). Se avete curiosità sulla lista di prodotti di bellezza acquisiti, G è disponibile a farvi un ‘haul’ (termine che ho imparato oggi).

Giovedì 19 Giugno - Pancakes e Barbie

Giornata da definire libera. Dettata, se proprio vogliamo dargli degli obbiettivi, dallo smarcare la lista dei negozi da visitare. Ma, prima di tutto, colazione! Pur avendo mangiato di tutto, non avevamo ancora provato i pancakes. Un’attenta ricerca su internet (anzi chatGPT) ci ha portato da Du-par’s. Fanno pancakes dal 1938 e non cambiano il decor dagli anni 50. Proprio un classico diner americano. Con il plus di essere nel Farmer’s Market (stile Spitafield Market ma solo di cibo) e quindi a due passi da ‘the Grove’: obbiettivo shopping centrato. I pancakes? Prima ci si doveva sedere! Qua un po della milanesità di G è uscita nello spazientirsi sulla gestione dei tavoli. Ma la coda si è smaltita in 10 minuti. E dentro, era proprio un diner (affollato), con i camerieri che sfilavano alla velocità della luce a consegnare pile di enormi pancakes (e altro ovviamente, ma i pancakes erano impressionanti). La scelta: short stack o full stack? Onestamente un pancake sarebbe bastato…quindi noi abbiamo optato per lo short stack (3 pancakes), e ne abbiamo lasciato la metà. E devo dire che erano soffici e proprio buone. 25 minuti di attesa basterebbero per un risotto, ma, non facciamo i pignoli. 

The Grove: una promenade di negozi stilosa. Un’oasi nel mezzo della sempre caotica Los Angeles. Un posto carino anche solo per farsi due passi e guardare, farsi un caffè e una chiacchiera. Bello. Abbiamo fatto più shopping che compere e abbiamo visto il primo negozio fisico di Apl. Sneakers che puoi buttare in lavatrice (o così ci ha detto il commesso). Ma a 480 dollari sono uscita con le mie oramai malconce On, che di bianco non han più niente. E c’era Gap. Che in Europa non esiste più e che è la mia casa di moda preferita :-).

Faceva caldissimo ieri. Cosa fare con il resto della giornata? Piscina! Nice and easy in albergo. Ma, non eravamo stati gli unici ad aver la stessa idea e quindi il tempo di un drinkino e una burracatina e siam riuscite ad appropriarci di un lettone doppio bordo piscina. People watching è stato interessante: da Barbie a influencers (o così percepite), a personaggi vari…che a Milano, vi assicuro, non vedreste. E così siam rimaste fino a fine giornata. 

Cena? Takami sushi downtown. Il doversi muovere in macchina e prendere la freeway più spesso che no per andare da un posto all’altro è un qualcosa a cui abituarsi. Ma non era lontano e le recensioni promettevano una vista. Che effettivamente c’era (era al 21esimo piano), ma di grattacieli! Il cibo però era buono e abbiamo riprovato il crispy salmon (e volte) già provato a Dubai, in un locale praticamente vuoto. Usa mangiare presto ahimè…e noi prima delle 20.30 non riusciamo. Ma la serata non è finita qua perché ci eravamo ripromesse di vedere alcuni film che l’altra non aveva ancora visto (a G mancano tutta una serie di film degli anni ‘90/2000 essenziali per un minimo di cultura generale). È toccato a Matilde ieri sera. Mi son persa il finale però…ronfavo…mi vedrò gli ultimi 20 minuti stasera magari.

Venerdì 20 Giugno - Risaliamo?

Questa mattina è cominciato il rientro verso San Francisco. Percorreremo, dove possibile, la Pacific Highway (che è ancora parzialmente chiusa per via delle frane di diversi mesi fa). La prima di due notti passate in viaggio è a San Louis Obispo. Ma come non fare un salto a Santa Monica già che eravamo a Los Angeles? E dal molo siam partite. Ma non prima che G riuscisse a fare un imbarazzante video mentre cercavamo di ballare in un videogioco musicale. Stop al volo da Starbucks, dove ci siamo quasi uniti ad un gruppetto di vecchietti in gita, e via! 

Guidare scappottate col sole è troppo bello. E tra una canzone e l’altra cantate a squarciagola il tempo è passato in fretta. Abbiamo fatto una prima tappa a Santa Barbara (poco dopo Montecito dove abitano Oprah e il principe rigetto e Megan - grazie G per il check). Qui le palme s’inchinano all’oceano e anche i gabbiani sembrano in vacanza. Il centro è in stile coloniale. È come se la Spagna si fosse presa una cotta per la California… e avesse deciso di restare. Al contrario di Los Angeles, è vivibilissima. È molto curata e pulita e non sembrano esserci quelle zone trasandate presenti nelle grandi città Americane. È un posto che trasmette tranquillità…ci è piaciuta molto. Nel nostro passeggiare abbiamo però fatto una pessima scelta sul pranzo: Cali-Pizza. Volevamo farci una fetta di pizza al volo, ma vi chiedo: avete mai ordinato due fette di pizza e il tipo che ha preso l’ordinazione si è dimenticato immediatamente dell’ordine? E non perché il posto fosse pieno. Eravamo in 3 :-)! Per fortuna G è tornata alla cassa da questo povero idiota e lo ha aiutato con la memoria…e, dopo un salto alla Missione abbiamo continuato il nostro viaggio.

Il paesaggio si è alternato tra paesaggi oceanici e ranch nell’entroterra. G ne ha approfittato per un pisolino e mi ha lasciata sola con la playlist di musica house e si è così persa un pickup che si è piantato nella barriera e relativa chiusura temporanea della strada. Pismo Beach è stato uno stop molto veloce. È una piccola città di villeggiatura con una spiaggia lunghissima e la vita scorre al ritmo di un infradito. 

San Luis Obispo è stata la destinazione finale della giornata, a soli 15 minuti da Pismo. L’Apple Inn dove alloggiamo questa notte è una struttura molto ‘americana’. Un incrocio tra un Motel e un Bed and Breakfast. La stanza è molto carina e ha un caminetto a gas di cui abbiamo approfittato ampiamente. Ma non prima di aver fatto un giro in centro, dove il tempo rallenta, la gente sorride (sul serio), e perfino il parcheggio sembra zen. Mezza universitaria, mezza hippy-chic, tutta felicemente fuori dal tempo — è la “SLO life”, baby! C’era anche un concerto dietro la Missione! Bubblegum alley è abbastanza disgustosa da vedere (un must see secondo le guide ma non è altro che un viottolo con cicche, prevalentemente annerite dal tempo, su entrambi i lati). Abbiamo poi cenato al Fire Grill, un’istituzione locale famoso per il tri-tip sandwich (Il tri-tip è un taglio di manzo triangolare dalla parte bassa del lombo, super succoso e saporito). Io l’ho preso tradizionale con la loro salsa BBQ e G liscio. Eccezionale! E G ha mangiato i suoi primi onion rings. Anche quelli son stati molto apprezzati. La coda per l’ordinazione ricordava molto le nostre esperienze a in-and-out, ma la cucina è una macchina da guerra e sforna panini a raffica. 

E così, per finire la serata, e vagamente puzzolenti dalla nostra giornata di viaggio, siam tornate all’Inn per una doccia e Oceania in tv. 

Sabato 21 Giugno - Panorami Pacifici

Oggi è stata la giornata di guida più impegnativa del viaggio. Purtroppo parte della Pacific Highway è ancora chiusa dopo le frane, e quindi la tratta dopo Cambria fino a quasi il Big Sur è impraticabile. Quindi non solo non abbiamo potuto percorrere tutta la PCH, ma, per raggiungere alcune delle nostre mete, abbiamo dovuto andare e tornare sulla stessa tratta. Per poi fare un loop sulla 101 e arrivare a Big Sur. Poco male, sono abituata alle autostrade liguri!

Nonostante il risveglio un pelo più faticoso del solito, alle 9.30 eravamo in pista e la prima tappa è stata Morro Bay, conosciuta per il suo iconico Morro Rock che domina il paesaggio marino. L’atmosfera è rilassata, c’è un porto di pescatori, e una baia calma frequentata da lontre, uccelli marini e kayakisti. Siamo rimaste qualche minuto ad osservare una lontra nuotare sola soletta lontana dal suo gruppo. G voleva portarla a casa…un po’ come tutti gli animali che incrociamo! Diciamo che un po’ di posto nella vasca di casa ci sarebbe :-). Non ci siamo soffermate ulteriormente perché ci aspettavano le waffles di Hidden Kitchen (un posto per colazione trovato a caso su internet). Effettivamente il posto è nascosto nelle stradine di Cambria ed è un vero amore: un giardino con pochi tavoli con una capannetta in stile hippy dove cucinano e prendono ordinazioni. E le waffles (rigorosamente gluten free e preparate con mais blu) ce le siamo proprio gustate (ne abbiamo smezzate una salata e una dolce). Un inizio di giornata top.

Abbiamo poi ripreso la Pacific per arrivare poco dopo San Simeon e raggiungere una spiaggia protetta dove osservare le foche elefanti. È proprio vero che sono imparentate con i leoni marini di San Francisco! Dormo appiccicate l’una all’altra e non danno l’idea di volersi muovere troppo. Il problema è che si accavallano così vicine, che quando poi una vuole spostarsi, le vicine sclerano. Erano proprio buffe e goffe. 

Ed è a questo punto che abbiamo dovuto prendere la strada a ritroso per tornare sulla 101 e dirigerci a Big Sur. I paesaggi sia sulla Pacific (per via delle scogliere e delle spiagge inaccessibili ) che sulla 101 (vigneti e montagne) sono veramente speciali. Anzi, in alcuni punti proprio mozzafiato. G si è fatta un pisolino e abbiamo raggiunto Monterey (dove abbiamo poi passato la notte) nel primo pomeriggio e il Nepenthe in Big Sur una mezz’oretta dopo. Abbiamo ampiamente approfittato dei view point lungo la strada per scattare un’infinità di foto che non rendono però pienamente idea della realtà. Al Nepenthe ci hanno rimbalzato per pranzo (G mi assicura che al Nepenta di Milano non è mai stata rigettata), ma un drink al bar non si nega a nessuno, e il povero barista ci ha anche ordinato una porzione di patatine (per poi prendersi un cazziatone dal responsabile). No food at the bar! E nessuna voglia di darci uno dei tanti tavoli vuoti a questo punto della giornata. Perché? Non lo sapremo mai, ma dato che c’è stato un tentativo di farci prenotare per cena alle 5, forse volevano riempire i tavoli per la serata. Vai a sapere. Ma a noi andava bene la patatina (e per me anche una Corona). Unica nota negativa era dover osservare due 60enni amoreggiare eccessivamente proprio di fianco. Nel tornare all’auto G ha poi scoperto che la cabina telefonica aveva un telefono funzionante e sembrava avesse scoperto un nuovo giocattolo! Digitava numeri random per sentire la voce registrata chiederle di inserire monetine. Forse il caldo (o il vento che affligge tutta la costa del Pacifico) l’ha fatta sbarellare temporaneamente. 

E qua in realtà finisce il nostro girovagare per la giornata. Ci siamo dirette al nostro albergo a Monterey. Salite in camera, dopo che al check in ci sono state date una raffica di istruzioni e consigli in 30 secondi, ho avuto un momento di sclero sul letto: o era stato usato e rifatto, o le lenzuola non erano state stirate. La seconda opzione mi sembrava veramente improbabile in un albergo da 350 euro a notte e quindi, sono tornata dall’omino del check in. Con molto tatto ho detto che ‘forse’ non erano state cambiate le lenzuola e immediatamente ha mandato una persona dello staff a cambiarle. Ma, ahimè, la seconda opzione era quella giusta: le lenzuola non erano stirate. E il letto rifatto con le nuove lenzuola portate, era ugualmente spiegazzato. Questo personaggio si sarà anche chiesto perché gliele facevamo cambiare… E qua mi sono arresa e abbiamo poi dormito in un letto un po’ spiegazzato. 

Per cena siamo andate a Chart House (uno dei suggerimenti dell’albergo). Tutto è filato liscio con gli antipasti. Veramente buoni. Ma a seguire, io avevo preso un rischio di troppo, e ordinato un risotto con pesce dopo che la cameriera mi aveva assicurato che era uno dei piatti più buoni che preparavano. Il risotto era stracotto quindi era un mappazzone unico…pur avendo un sapore semi decente. E la lava cake di G purtroppo era similmente stracotta e sembrava più un cookie che una torta col cuore sciolto. Non siamo morte, e a Macy abbiamo comunque lasciato la mancia. Da quando ho letto cosa costa vivere in media in California e vedendo con i miei occhi quante persone vivono per strada, mi pesa molto meno lasciarla (in Europa non usa e non siamo abituati a farlo).

Domani è l’ultima mezza giornata prima di lasciare la nostra Mustang in aeroporto e tornare a casa. Torneremo sicuramente volentieri, ma siamo state bene, anzi più che bene.

Domenica 22 Giugno - È finita!

Ultimissimo giorno! E giornata ridotta purtroppo. Il volo era nel pomeriggio. La colazione al Monterey era abbastanza inguardabile, o meglio, immangiabile. Nostro malgrado abbiamo aggiunto Starbucks ai nostri obbiettivi giornalieri. Una visita che ha poi premiato…

La 17-Mile Drive è una delle strade panoramiche più spettacolari della California lungo la costa tra Pacific Grove e Pebble Beach. Scogliere frastagliate, cipressi solitari, ville da sogno e campi da golf affacciati sull’oceano. L’abbiamo percorsa ‘topless’ ovviamente. Un vero spettacolo! G ha fatto da cicerone ai vari ‘view points’ e ne abbiamo approfittato per fare una ricerca sui valori degli immobili in questa zona. Si va da 800k USD per un appartamento ai 35m USD per le ville di lusso. Uno dei lookout più iconici della zona è il ‘lone cypress’: il cipresso solitario. Lo abbiamo fotografato in tutte le salse :-). L’oceano lungo questa tratta è particolarmente incazzoso (ma fa parte del suo charme), e il vento soffia incessantemente, tanto che ci sono stati diversi naufragi nella zona. Mi chiedo come si faccia a giocare a golf in queste condizioni…ma le buche erano decisamente presidiate da golfisti questa domenica.

L’ultima tappa del nostro viaggio è stata Carmel by the sea. Ma prima di tutto abbiamo fatto una capatina da Starbucks, ai confini di Carmel. Ed è li che ho fatto ridere G, facendomi una chiacchiera con una sciura del luogo che avendo sentito una lingua straniera, ha chiesto se eravamo di passaggio e mi ha dato dei consigli su cosa fare. Ma non mi mollava più…ed è qui che G ci ha raggiunte incuriosita dalla mia nuova amica. Carmel è una cittadina sul mare elegante, famosa per le sue casette fiabesche, le gallerie d’arte e l’atmosfera tranquilla. Abbiamo attraversato Ocean Avenue fino all’oceano e abbiamo svoltato a sinistra lungo la ‘scenic drive’. Qua comincia la spiaggia di Carmel e le ville vista oceano più eleganti della zona (o così aveva indicato la mia nuova amica). Anche qua i prezzi sono importanti e le più costose si aggirano tra i 15 e 30m USD, anche se, recentemente, una villa è stata venduta per 44m USD. Ma chi ha comprato casa qua? Brad Pitt e Clint Eastwood per esempio. E Clint ne è anche stato sindaco. Ed è su questa spiaggia Californiana che, per la prima volta in questo viaggio, ci siamo tolte le scarpe e abbiamo bagnato i piedi nell’oceano (gelato naturalmente). La sabbia era bianca e soffice come borotalco. E che contrasto con l’azzurro profondo dell’oceano. Veramente bello. Il bagno io non l’avrei mai fatto ovviamente, ma G lo farebbe in qualsiasi condizione. Ma invece di fare il bagno, ha chiamato i nonni, la mamma e la sorella per condividere il momento. 

E qua finisce il viaggio. Le quasi due ore per raggiungere l’aeroporto sono passate velocemente, e ci troviamo ora sul volo che ci riporta in Europa e alla nostra vita normale. Almeno per me…G ha finito gli studi e ha una lunghissima estate di divertimento davanti.

Che cosa abbiamo imparato?

- la marijuana è ancora legale in California ma non nei posti dove si applica la legge federale (tipo Alcatraz)
- G adora la Sprite
- eravamo tra i pochissimi a girare scappottati
- Si riesce a seguire i nerazzurri anche in vacanza (grazie VPN e DAZN oltre che al Rose Bowl di Pasadena)
- i messicani trattano lo stadio come una fiesta con BBQ
- l’inno del Monterey ci piace
- G ha concordato con me che ascoltare Baby K ti mette di buon umore
- la zia Simo NON conosce tante delle canzoni che piacciono a G
- la filmografia di G è da rivedere
- per i tatuaggi c’è sempre tempo
- Crmbl Cookies non apre nessuna delle locations la domenica
- le lenzuola degli alberghi non sono necessariamente stirate
- nonostante la tentazione siamo riuscite a non tatuarci e a non adottare un cane (e neanche una foca)
- 38 anni di differenza a volte si sentono poco…